
a cura di Fabrizio Pelli.
«Batte la lingua sul tamburo», scrive De André in Un giudice, parlando di maldicenze. Ma batte anche la lingua di Tarquini nei testi presentati in questo secondo numero di Cartolune. Stefano non è d’accordo con me, da tempo dibattiamo sull’argomento, ma io continuo a essere convinto del fatto che la sua scrittura sia ritmica al di là del metro. La lingua di Tarquini batte, sembra dare forma a un sottofondo ritmico su cui si appoggiano le parole; sembra, come dire, accompagnarsi, essere base e solista insieme. Non voglio indugiare oltre: leggetelo.
