Di là

un racconto di Teo Meriggi,
tutte le fotografie di Antonio Andretta.

Nellino corre tra i secchi di cemento e gli spuntoni di rame, le foratelle scottano dal sole.

«Ti fa bene guardar la fatica sai!» gli dice Papà, poi sale sopra, a parlare con quelli col cappello giallo.

Lo lascia lì con Mariuccio e gli altri, al patto di non andare mai di là.

Di là è dietro lo steccato del cantiere e le reti di plastica rossa coi buchi e le piante secche alte. Nellino ci vede solo la vecchia gru, tutta arrugginita. 

È lì che è finito il super-tele.

Striscia sotto la rete, gira intorno ai cespugli, c’è un ramarro, non ha paura. Mariuccio non si vede, meno male.

Dietro la gru, una carriola scassata e un paio di guanti verdi.

Tra i calcinacci, due scarpe sfasciate. Ha una maglietta sporca, le mani che tremano, gli occhi grandi. Un sorriso brilla e esce dalla polvere. 

«Passa…» gli dice Nellino.

Per tutto Giugno, Nellino sa che se sbuca di là, dietro la gru c’è Quello pronto per fare due tiri. Appena Mariuccio si mette a fumare, sempre prima di mezzodì. 

Quello non parla granché, esce giusto cinque minuti,  prima di tornare di fretta sotto il capanno di lamiera, dove sta una betoniera marrone, una rana gigante.

Non porta il cappello giallo e una volta ha fatto sette palleggi di testa, Nellino li ha contati, un giorno ci sarebbe riuscito pure lui.

Quel sabato di luglio, in giro non c’è nessun altro. Nellino ha fatto la porta con i paletti di legno, trovati sotto il telone blu. 

Quello prende la palla in mano, poi guarda in alto, gli trema la bocca.

«Animale! Vai via… sciò, a faticare», urla Mariuccio, scende correndo, si alza una nuvola di polvere. Quello scappa dietro le grate, poi va verso il telone blu.

Mariuccio gli corre dietro, le mani per aria e le vene gonfie. Quello si gira, fa un passo indietro, si intreccia, rotola sopra i paletti, poi cade giù nel fossato. Nellino sente urlare, non lo vede più, silenzio.

«Vieni via, via di qua!» Mariuccio respira veloce, tira Nellino per il braccio, le mani sopra il cappello giallo, lo sguardo nero, un dito davanti alla bocca.

Di là, il giorno dopo i grilli strillano. Dietro la rete bucata, Nellino vede una ruspa diversa, una ruspa nuova. C’è anche papà e quelli col cappello giallo, parlano veloce. 

Al posto del fossato uno stagno di cemento, non ne ha mai visto uno così largo.

Nellino fa un cerchio a terra, la polvere sotto le unghie, dalle fessure spunta uno di quegli insetti rossi con le macchie nere, gli piace guardarlo strisciare sotto la rete. Lo schiaccia senza pensare.

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